I Saharawi alla Festa multiculturale di Collecchio in una serata e in una mostra del fotografo Giulio Di Meo. L’associazione di documentazione sociale Le Giraffe invita venerdì 29 giugno alle 22 nello Spazio festa alla proiezione e all’incontro di approfondimento sulla storia del popolo “dimenticato”, mentre il giorno successivo, sabato 30 giugno alle 18.45 sempre nell’ambito della Festa multiculturale, nella Villa Soragna del Parco Nevicati, verrà inaugurata la mostra fotografica Il Deserto Intorno. L’esilio dimenticato del popolo Saharawi. In entrambe gli eventi sarà presente l’autore, il fotografo Giulio Di Meo, che nella prima tre giorni della Festa multiculturale terrà anche un workshop di fotografia (riservato agli iscritti) sul tema “Parma multiculturale”.
Le fotografie di Di Meo sono state realizzate nei campi profughi di El Ayoun, Smara, Ausserd, Dakla, Rabouni, nel Sahara occidentale, e descrivono la fatica, l’orgoglio, la speranza, la lotta, le tradizioni di migliaia di donne, giovani e anziani che vivono da rifugiati nel deserto dell’Hammada. Dal 1975 centinaia di migliaia di loro vivono in campi profughi nella provincia di Tindouf, città a sud-ovest dell’Algeria: una zona del deserto del Sahara conosciuta anche come “il giardino del diavolo”, uno dei luoghi più ostili della terra, una distesa di pietre e sabbia priva di acqua e vegetazione. Qui vivono in haimase case costruite in mattoni di sabbia circa 200.000 Saharawi, segnati da un clima avverso, con temperature estive che superano i 50 °C mentre in inverno, la notte, il termometro scende sotto lo zero. E’ una vita resa possibile dagli aiuti umanitari internazionali, nell’attesa di poter ritornare nella propria terra e poter riconquistare la propria libertà, in modo che questa causa non diventi una delle tante vicende perse nei gorghi del mondo. In pochi conoscono la causa dei Saharawi, anche se migliaia sono state le foto scattate, le storie raccontate, gli articoli scritti e i libri pubblicati in circa quarant’anni di resistenza. Così come migliaia sono stati i sogni spezzati, i diritti calpestati, le promesse non mantenute.
Le immagini che Giulio Di Meo ha scattato e che, dopo l’inaugurazione, saranno esposte a Villa Soragna da lunedì 2 luglio a lunedì 30 luglio, hanno dato vita al libro fotografico Il Deserto Intorno. L’esilio dimenticato del popolo Saharawidedicato a una nazione profuga: uno sguardo aperto sulla vita nei campi avvolta nel silenzio spesso assordante delle potenze del mondo, silenzio che crea come un deserto intorno alla lotta e all’esistenza dei Saharawi. Il volume, pubblicato a giugno 2015, è nato dalla collaborazione con Arci Arcs (Ong dell’Arci). Parte dei ricavati della pubblicazione sono destinati a sostenere le attività dell’Associazione delle famiglie dei prigionieri e desaparecidos Saharawi (AFAPREDESA), nata nel 1989 come risposta civile e non violenta alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo marocchino nei confronti dei Saharawi. A gennaio 2016 sono stati donati i primi 3mila euro. La fotografia, così, diventa non solo un mezzo per informare e sensibilizzare, ma anche uno strumento per coinvolgere attivamente in iniziative concrete e solidali.
Sempre alla Festa multiculturale, venerdì 6 luglio alle 21 nello Spazio festa, si terrà la serata con il giornalista e scrittore Gabriele Del Grande, che presenterà il suo ultimo libro, Dawla, sulla storia dello Stato islamico raccontata dai suoi disertori. L’autore dialogherà con Chiara Marchetti e Hisam Allawi; l’evento è un’iniziativa della Festa multiculturale in collaborazione con Ciac onlus, Kwa Dunia, Art Lab, Le Giraffe.
Giulio Di Meo (Capua, 1976) è un fotografo italiano impegnato da più di dieci anni nell’ambito del reportage e della didattica. Organizza incontri e workshop di reportage e di street photography, in Italia e all’estero, e laboratori per bambini, adolescenti, immigrati e disabili per promuovere la fotografia come strumento di espressione e integrazione. Fotografo freelance, porta avanti i propri progetti in modo indipendente. Presiede l’associazione Witness Journal ed è photo editor dell’omonima rivista di fotogiornalismo. Collabora con diverse associazioni e ONG, in particolar modo con l’Arci, con la quale dal 2007 organizza workshop di fotografia sociale in diverse realtà del Sud del mondo (Brasile, Camerun, Cuba, Saharawi). Crede nella fotografia come strumento per informare e denunciare, come mezzo di cambiamento personale, sociale e politico. “È questa la mia fotografia, quella che amo e che mi piace definire sociale: una fotografia fatta di lotta, rabbia, indignazione ma anche di amore, passione, speranza”.
Laura Caffagnini
Trovate la news anche qui:
https://www.giuliodimeo.it/home/festa-multiculturale-mostre-e-incontri/
E qui:
http://witnessjournal.com/le-giraffe-alla-festa-multiculturale-di-parma/
